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   Nella Parte 1 di ‘Come Studiare il Rullo a 9’ ci siamo concentrati principalmente sul Rullante e sui parametri che possono essere applicati allo studio approfondito di un qualsiasi rullo o rudimento.

   Tuttavia, alcune delle difficoltà maggiori che bisogna superare per suonare la batteria con una tecnica ideale sono quelle che si incontrano nello spostarsi su tutto lo strumento.

   Potremmo anche avere una tecnica del tamburo perfetta ma non riuscire a mantenere che una frazione di quella padronanza nel momento in cui ci spostiamo sul set.

   Questo è un discorso che va affrontato molto approfonditamente perché la batteria è di fatto un’orchestra.

   Non è un singolo blocco ma è un insieme di più parti: piatti, tamburi, percussioni e qualsiasi cosa decidiamo di incorporare nel nostro kit.

   E’ il bello di questo strumento, perché tale caratteristica ci permette di personalizzarlo dando vita al nostro suono e contribuendo a determinare il nostro stile ed orizzonti artistici in modi che per altri musicisti sono impensabili.

   Se prendiamo ad esempio un pianoforte, i tasti sono quelli, con quelle dimensioni, quel peso e quella disposizione.

   Sulla batteria no. Potremmo creare un kit con quattro Rullanti, un kit di soli piatti, un kit con tre Casse, un kit con ogni tipo di suono che abbiamo in testa, in qualsiasi posizione.

   Questa libertà tuttavia ha un prezzo e richiede la capacità di essere agili nel muoversi attorno a una tale abbondanza e varietà di fonti sonore.

   Le difficoltà che si generano sono su due fronti:

  • Da una parte dobbiamo essere in grado di frammentare le frasi, i rulli e tutto quello che sappiamo suonare spostandoci fluidamente e senza che il fatto di cambiare posizione comprometta il suono, la precisione o il timing.
  • Dall’altra dobbiamo riuscire a mantenere lo stesso livello di controllo anche se le superfici su cui ci muoviamo hanno rimbalzi completamente diversi.

   Se proviamo a eseguire un Free Stroke su un Rullante ben teso e poi su un Timpano accordato basso o sul bordo del Charleston, è evidente come il rimbalzo diminuisca drasticamente.

   Il punto è che non possiamo permetterci di non essere più in grado di suonare un’idea perché un certo spostamento sul kit o un cambio di rimbalzo pregiudicano la nostra possibilità di controllare tecnicamente l’intero passaggio.

   Di fondo vale la regola che non dovrebbe mai essere un limite tecnico a dettare cosa possiamo suonare e cosa no.

   Il motivo di studiare così tanta tecnica da averne sempre in abbondanza è proprio questo: poter esprimere qualsiasi idea in ogni momento, senza dover pensare alle difficoltà tecniche coinvolte.

   E uno dei modi di raggiungere un livello del genere è precisamente lo studio del materiale di questo blog e dei metodi Confident Drummer.

   In particolare quindi in questa lezione ci dedichiamo a sviluppare le idee viste nella prima parte orchestrando il rullo a 9 sull’intero kit, in studi progressivi che esplorando una vasta casistica ci renderanno agili negli spostamenti e indifferenti alle differenze di rimbalzo, neutralizzando così entrambe le difficoltà citate prima.

   Ecco il PDF stampabile con le trascrizioni di ogni esempio:

   E questo è il link al video su YouTube in cui suono gli esempi mostrati.

   In parte abbiamo già accennato al lavoro da fare in questa direzione nella Parte 1, quando abbiamo spostato su Tom e su Crash gli accenti posizionati all’inizio o alla fine del rullo.

   Qui andremo molto più in profondità e vedremo numerose varianti, puntando allo sviluppo tecnico ma, anche in questo caso, senza trascurare la musicalità delle idee proposte, visto che molte di queste soluzioni sono di fatto dei fill.

   Orchestreremo il rullo a 9, usando esempi disposti su griglia binaria e su griglia ternaria e inoltre studiando raddoppi e dimezzi.

   Mentre le dimostrazioni si concentrano su soluzioni che iniziano sempre con la mano destra e non presentano accenti, possono e devono essere applicati diversi accenti e diteggiature.

   Nell’affrontare questi studi ricordiamo che ciò che stiamo sviluppando nel ripetere questi movimenti è la memoria muscolare, costruendo strati di automatismi che ci permetteranno di districarci fluidamente e senza sforzo tra i passaggi più complessi.

   L’approccio deve sempre essere quello di puntare al relax e alla precisione, prima che alla velocità.

   Per concludere, se vogliamo ottenere il massimo da queste tecniche l’obiettivo a lungo termine dovrebbe essere di applicarle ad altri rulli e rudimenti di nostra scelta, rendendole parte integrante della nostra routine di studio.

   Teniamo infine presente che più i nostri automatismi diventano raffinati, più il kit su cui li abbiamo sviluppati deve essere mantenuto nella medesima conformazione.

   Ogni cambiamento di setup infatti richiede per forza di cose un certo aggiustamento per rendere possibile lo stesso livello di controllo precedentemente sviluppato, cosa che vogliamo evitare.

   Risorse correlate:
Come Studiare il Rullo a 9 – Parte 1 – Parametri
‘Hands & Mechanics’ – Altitude Drumming – Volume 2
‘Drum Technique Booster – The Masters’ Approach’
‘Drum Chops Mastery – Gospel Chops & Beyond’


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CdIta

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