La capacità di suonare un assolo, sebbene non sia un requisito imprescindibile per essere grandi musicisti, porta con sé un fascino e un potere ai quali è difficile resistere.
Il motivo è che, soprattutto per noi batteristi, e per via del fatto che i tamburi raggiungono una parte ancestrale dentro di noi, l’assolo permette di raggiungere l’apice dell’espressione, della comunicazione e della connessione viscerale con noi stessi e con chi ci ascolta.
E se, come mi auguro valga per tutti noi, il motivo per cui stiamo facendo musica è il desiderio di esprimerci, emozionare e comunicare, probabilmente il territorio dell’assolo è uno dei più fertili per raggiungere questi scopi.
I tipi di assolo possibili si possono riassumere in:
- Open: completamente libero, anche da pulsazione fissa sul tempo.
- In time: completamente libero ma a tempo.
- Su struttura: libero, ma all’interno di una struttura musicale.
- Trading: vincolato a scambi di misure con altri strumenti.
- Vamp: vincolato a figure ripetute a oltranza dalla band.
- Su figure: vincolato a figure sempre diverse.
A prescindere dalla tipologia di assolo, la cosa fondamentale da ricordare è che abbiamo due livelli da tenere presenti:
- Cosa suoniamo e come. È necessaria una solida chiarezza dell’idea suonata e poi un’attenzione al modo in cui la suoniamo: con che feeling, su che suddivisione, con che dinamica, intenzione (avanti o indietro sul beat), pronuncia, orchestrazione.
È importante, perché tutte queste cose sono strumenti per consentirci di comunicare una certa sensazione.
E più ci è chiara la frase che stiamo usando, maggiori sono i parametri che siamo in grado di controllare, più la trasposizione di ciò che proviamo sarà fedele e quindi efficace. - Perché lo suoniamo. Siamo nel momento, completamente immersi nella musica (consapevoli e “in the flow”), e quindi ogni nota che esce dai nostri tamburi ha un peso e un’importanza data dalla necessità di esprimerci e dire qualcosa?
Oppure siamo nella nostra testa e stiamo pensando a come fare per inserire quella bella frase che stavamo studiando?
Questa regola dovrebbe valere sempre, ma negli assoli è assolutamente irrinunciabile: qualunque cosa suoniamo dovrebbe provenire dalla spontaneità di quello che proviamo in quel momento e che sentiamo di voler esprimere, e da ciò che sta succedendo musicalmente.
E non da un ragionamento riguardo qualcosa di specifico che vogliamo eseguire, o da qualsiasi pensiero che attribuisca uno “scopo” al nostro assolo.
Deve nascere un dialogo, con la musica o anche con noi stessi se è un assolo di sola batteria.
L’unico obiettivo, a priori, è quello di esprimerci, fare musica, emozionarci ed emozionare, mettendoci al servizio della musica.
E l’unico modo per arrivare a farlo è essere il più istintivi possibile. Ecco perché è così importante essere efficaci nell’improvvisazione.
Il paradosso è che per essere istintivi in maniera efficace è necessario arrivare all’improvvisazione dopo uno studio sistematico, durante il quale siamo invece metodici e razionali.
Il concetto chiave con cui affrontare qualunque tipo di assolo è quello di raccontare una storia.
È la stessa idea che sta alla base di ogni grande composizione o, in generale, opera d’arte.
Ci deve essere un messaggio da comunicare, e il messaggio può essere semplice e breve oppure complesso e molto articolato.
Pensiamo, ad esempio, a una canzone: ogni brano racconta una storia, ha un’introduzione, una strofa, un ritornello, diverse melodie, dinamiche, pause e così via.
Un’altra utile metafora è quella del racconto. Infatti, proprio come in una storia narrata, c’è anche qui un’introduzione, dei personaggi, momenti di tensione e rilascio, pause, colpi di scena, momenti più lenti e altri più veloci, un apice e una conclusione.
Maggiore è la varietà e più intelligente è il mix di questi aspetti, più la canzone — o il racconto — risulta interessante.
Lo stesso dovrebbe valere per qualunque espressione solistica intraprendiamo.
Non si tratta (speriamo) di note a caso, come potrebbe pensare un ascoltatore inesperto.
C’è un senso molto preciso, e quel senso è una storia. C’è un messaggio da comunicare: l’espressione dell’esecutore, qualcosa che ha da dire, da dare, e che vuole trasmettere.
L’idea è suscitare emozioni e catturare l’immaginazione dell’ascoltatore. Ne deriva che più colpi di scena si verificheranno, più il nostro assolo sarà interessante.
Un concetto molto utile in questo senso è quello del contrasto percettivo: utilizzare dei contrasti per generare emozioni — lento/veloce, piano/forte di volume, poche note/tante note, un solo suono/tanti suoni.
Se, ad esempio, l’ascoltatore sente una prima parte di assolo suonata pianissimo e poi esplodiamo in un forte improvviso, questo genererà sicuramente una grande emozione.
Le variazioni dinamiche, di velocità e di orchestrazione sono tra i modi più diretti di generare emozioni nell’ascoltatore, e questo vale non solo per gli assoli, ma per il fare musica in generale.
È un concetto essenziale, perché se immaginiamo una persona che urla sempre, non è difficile comprendere perché, quando dirà davvero qualcosa di importante, nessuno la ascolterà.
Allo stesso modo, chi suona sempre “busy” e denso di note, giunge molto presto ad annoiare l’ascoltatore.
Tuttavia, siccome sulla batteria — a differenza degli strumenti a fiato, ad esempio — non è necessario fare pause obbligatorie per respirare, tendiamo a suonare flussi ininterrotti di note, che diventano ben presto insignificanti.
Un’altra idea che ci viene in aiuto è quella della song form, ossia pensare e organizzare tutto in una struttura musicale, che contestualizza ciò che suoniamo secondo un modello che riconosciamo istintivamente come musicale.
Se prendiamo anche due semplici idee ma le alterniamo in una forma AABA, suoneranno immediatamente musicali, anche senza aggiungere altro.
Un’altra idea è quella dello sviluppo di un motivo musicale. Prendiamo un breve tema, un gruppo di note, un frammento di fraseggio, un’idea ritmica, e la sviluppiamo secondo i principi del raccontare una storia: girandoci intorno, tornandoci, evolvendola, lasciando spazi, alternando densità e respiro, dinamiche, tensione e rilascio e così via.
La cosa più importante, in definitiva, è il concetto musicale che sostiene quanto viene eseguito.
La tecnica è la parte fisica, e ci vuole anche quella. Ma se rimane da sola, senza un’idea e un concetto musicale che ne determinino il senso, si trasforma in niente più che inutili fiumi di note, che annoiano prestissimo (basti vedere i vari “shredder”).
Se poi completiamo l’opera riempiendo di emozione ciò che suoniamo, allora i nostri assoli saranno memorabili.
Non perché siamo i più veloci, non perché siamo i più precisi. Ma perché stiamo comunicando.
Tempo fa ho pubblicato un video nel quale dimostro la differenza tra un assolo fatto di nient’altro che fiumi di trentaduesimi, e un assolo musicale che racconta una storia mettendo in pratica gli elementi discussi.
Se riusciamo a usare questi suggerimenti e modelli per ogni tipo di assolo che ci capita di eseguire, la qualità e la musicalità raggiungeranno i massimi livelli.
Analizziamo ora i diversi tipi di assolo, uno per uno.
OPEN SOLO
L’open solo è un assolo senza vincoli di struttura e di timing, nel quale possiamo esprimerci liberamente senza alcuna regola, se non quella di essere il più possibile musicali.
Qui il concetto di raccontare una storia può essere esplorato con la massima libertà, anche se personalmente trovo che avere qualche riferimento interno torni utile.
Possiamo ricorrere a una serie di idee che ci fanno da mappa e che andiamo a sviluppare ogni volta in maniera diversa, come in un racconto che ogni volta ha qualche diversa sfumatura.
Se probabilmente questo approccio è un po’ meno spontaneo della totale improvvisazione del momento, il suo punto di forza è che è molto valido se ci interessa avere la certezza di un buon risultato — e ci sono situazioni in cui la pressione, o la stanchezza, sono tali che torna utile andare “sul sicuro”.
In ogni caso, buttarsi a capofitto senza avere la minima idea di quello che succederà e creare una composizione in tempo reale è, per forza di cose, più rischioso e impegnativo.
Cionondimeno, nelle occasioni in cui la magia dell’ispirazione del momento è con noi ed esce qualcosa di notevole, la bellezza e la spontaneità del risultato lasceranno senza parole noi esecutori per primi.
Questo tipo di assolo viene usato, ad esempio, per aprire o chiudere un concerto, o per iniziare o chiudere una canzone.
Un bellissimo esempio di questa tipologia di assolo è l’apertura del video didattico Solo Drums di Terry Bozzio.
SOLO IN TIME
L’assolo a tempo è essenzialmente identico all’open solo, con l’unica differenza che in questo caso manteniamo una pulsazione, e il timing non è libero.
Si tratta di un piccolo vincolo, che però condiziona enormemente il modo in cui impostiamo ed eseguiamo l’intero discorso solistico.
L’assolo suonato da Keith Carlock all’apertura del suo intervento al Modern Drummer Festival del 2005 è un ottimo esempio di open solo “in time”.
SU STRUTTURA
L’assolo su struttura, oltre a essere a tempo, ha anche una song form da rispettare.
Potrebbe trattarsi di qualcosa di tanto semplice quanto blocchi di 4 misure, oppure di una forma tanto complessa quanto il chorus di un brano jazz con struttura AABA, dove abbiamo A della durata di 8 misure e una B di 12, per un totale di 36 misure.
Paletti piuttosto impegnativi cui mantenere fede durante un assolo.
La chiave, in questo caso, è la consapevolezza della struttura, che può essere mantenuta non per forza contando le misure (ma se necessario, anche così), quanto piuttosto “sentendo” l’armonia e la melodia (che, a volte, in queste situazioni vengono intelligentemente richiamate dagli altri musicisti), in modo da sviluppare una conversazione immaginaria con l’intera struttura del brano.
Un esempio musicalissimo è l’assolo su struttura di 8 misure suonato da Larnell Lewis nella versione live di What About Me degli Snarky Puppy.
TRADING SOLO
L’assolo basato sul trading è un assolo in cui avviene uno scambio di misure libere tra la band e il batterista, soluzione molto comune nel jazz.
Ci si alterna per un certo numero di misure definito — 4, 8, 12 o 16 tipicamente — e il nostro spazio di espressione è confinato, ciascuna volta, a queste misure.
Tra le caratteristiche molto interessanti di questo genere di assolo troviamo la possibilità di decidere se sviluppare da zero una storia ogni volta che abbiamo nuove misure a disposizione, oppure riprendere il discorso iniziato al passaggio precedente, ad esempio ricorrendo a un crescendo di intensità, volume e densità di note a ogni nuovo scambio.
Soprattutto, però, considerando che nelle misure riservate alla band qualche altro musicista starà suonando una parte solistica, si può creare un dialogo tra batteria e musicista specifico, o anche con l’intera band.
Questa sorta di botta e risposta è un’occasione unica per creare dialoghi tra i vari musicisti, non all’unisono come quando si suona tutti insieme, ma linearmente.
Un esempio classico è lo scambio di 4 misure tra Max Roach e Clifford Brown che possiamo ascoltare nella versione in studio del brano Jordu.
VAMP SOLO
L’assolo su vamp è un tipo di assolo a tempo, nel quale all’interno di una struttura ripetuta in loop di un certo numero di misure (tipicamente 1 o 2, e al massimo 4), troviamo alcune figure ritmiche fisse attorno alle quali costruire la nostra storia.
La soluzione più ovvia è quella di suonare ogni volta gli accenti in questione e intessere in sottofondo un crescendo di idee a essi complementari.
Un approccio più libero e avanzato è quello di sviluppare l’assolo cogliendo solo alcune delle figure.
In ogni caso, quando suoniamo un vamp, sono le figure a dettare in che direzione andranno il nostro fraseggio e le idee impiegate.
Dobbiamo essere capaci di interpretare sulla batteria, in maniera musicale, le idee ritmiche imposte, e farlo con padronanza, varietà e totale scioltezza.
Un esempio stupendo è il vamp di 2 misure, ripetuto 4 volte, suonato da Richard Bailey in Smiling Faces della band Incognito.
SU FIGURE
L’assolo su figure, infine, richiede lo stesso tipo di abilità, con l’unica differenza che questa volta gli accenti non sono isolati in una manciata di misure ripetute, ma sono disposti in un’intera struttura che può durare anche 64 misure, e possono essere ogni volta diversi.
Questo cambia ovviamente le carte in gioco e rende necessario un approccio meno vincolato, ma dai riflessi prontissimi, per riuscire a sottolineare con musicalità i momenti da interpretare.
L’intera struttura su cui sono disposte le figure può essere suonata una volta sola oppure ripetuta, per dilatare ulteriormente il territorio disponibile per raccontare una storia.
Un esempio da manuale è lo spettacolare assolo suonato da Vinnie Colaiuta nella versione live di Actual Proof, di Herbie Hancock.
Ovviamente le diverse tipologie non sono compartimenti stagni, ma, come evidente anche negli esempi citati, possono combinarsi tra loro.
Come si fa a padroneggiare tutte queste soluzioni?
Bisogna ovviamente aver interiorizzato una certa dose di frasi e combinazioni (a tal proposito rimando a Altitude Drumming – Vol.5 Phrasing & Fills e a Drum Chops Mastery).
Ma soprattutto dobbiamo abituarci a improvvisare: molto liberamente all’inizio, e successivamente iniziando a mettere dei vincoli alle nostre improvvisazioni (strutture, accenti da interpretare), senza che tali “paletti” inibiscano le nostre possibilità espressive.
Infine, dobbiamo allenarci concentrandoci su uno scenario per volta, possibilmente suonando con altri musicisti, fino a sentire di essere completamente fluenti in quella tipologia specifica di assolo.
Risorse correlate:
‘Art & Musicianship’ – Altitude Drumming – Volume 10
Migliora Le Tue Capacità Di Improvvisazione – 5 Loops Per Jammare
Assolo di Batteria – Antimusicale vs Musicale