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   Come discusso in ‘Come Sviluppare Musicalità‘, essere consapevoli dei livelli che contribuiscono a rendere interessante ciò che suoniamo è il modo più veloce di diventare batteristi musicali e, complessivamente, più professionali.
   Possiamo chiamare questi elementi il ‘come’ del suonare la batteria, o, come mi piace definirli per via del modo in cui è possibile maneggiarli, ‘parametri’.

   Dinamiche, tempo, orchestrazioni, suddivisioni, permutazioni, micro ritmi e posizionamenti sul timing, sono alcuni dei più importanti argomenti esplorati in questo Blog.

   Il nostro obiettivo è fare un salto di qualità concentrandoci sui dettagli, anziché sul ‘cosa’, perché sappiamo che sono ciò che fa la differenza. Prendiamo qualsiasi ritmo o idea, e lavoriamo su queste componenti: suonerà immediatamente fresco, nuovo, personale e pieno di groove.

   In questa lezione lavoreremo su uno degli aspetti più intriganti, il livello di shuffle. L’idea è che invece di due soli feel, dritto e shuffle, possiamo sperimentare con infinite sfumature intermedie.

   Inizieremo con una spiegazione riguardante lo shuffle per poi approfondire i diversi livelli in cui può essere impiegato, usando esercizi, groove ed esempi che applicano questi concetti, per familiarizzare con ogni idea in un contesto pratico.

   Puoi scaricare il PDF con la lezione completa e tutti gli esercizi e trascrizioni cliccando qui:

   Lo shuffle non è altro che un ritmo ternario nella cui cadenza fondamentale manca la seconda delle tre terzine. Questo genera un andamento ‘saltellato’ e molto caratteristico che è alla base di interi generi musicali.
   Tale andamento viene denominato shuffle feel o swing feel.

   Nello studio dello shuffle diventa subito evidente come, trattandosi di due note che vengono disposte all’interno della pulsazione, siccome la prima si siede sempre esattamente sul beat (in battere), è la posizione della seconda (quella in levare) a determinare il fatto che la cadenza sia shuffle, per il fatto di essere più vicina alla pulsazione successiva di quanto non lo sia a quella che la precede.
   Mentre nella cadenza a ottavi semplici la nota in levare è esattamente al centro del beat, equidistante dal battere precedente e successivo, in questo caso è decentrata, e lo è verso il battere successivo.
   E’ interessante quindi notare che abbiamo in definitiva due note per ogni pulsazione, esattamente come negli ottavi dritti.

   Capiamo un fatto importante: è la griglia su cui posizioniamo la seconda nota a determinare non solo il fatto che la cadenza sia shuffle, ma anche la quantità di shuffle che sentiremo.
   Partendo dalla posizione con le note a ottavi dritti, in cui tutto è equidistante, otterremo una certa ‘dose’ di shuffle in base a quanto spostiamo la seconda nota dal centro esatto verso la pulsazione successiva.

   Se ci spostiamo con la seconda nota esattamente sul terzo ottavo di una terzina, avremo lo shuffle classico con cadenza ternaria.

   Ma potremmo spostarci un poco più a ridosso del beat successivo e andare così a cadere nella posizione del quarto sedicesimo su una griglia di sedicesimi. Otterremo così uno shuffle più stretto.
   Su una griglia a sestine potremmo posizionare la seconda nota sull’ultima terzina di sedicesimi: la cadenza shuffle sarà strettissima in questo caso.

   Con queste tre soluzioni abbiamo pressoché terminato le opzioni permesse dalla notazione corrente. Ma non abbiamo assolutamente esaurito le possibilità musicali, che sono illimitate.

   Ad esempio se dalla terzina di ottavi ci spostiamo un poco verso il centro del beat, anziché verso l’esterno, entriamo nel territorio degli shuffle larghi.
   Sono tutte le soluzioni in cui i posizionamenti della nota in levare sono compresi tra l’ottavo semplice e l’ottavo di terzina. Anche solo all’interno di questo spazio esistono infinite possibili sfumature.

   Lo shuffle largo o ‘nel mezzo’ è una delle varianti più interessanti e musicali. Queste posizioni per lo più non sono scrivibili, ma volendo partire da un riferimento rappresentabile con la notazione musicale, lo shuffle ‘nel mezzo’ può essere pensato e suonato così, a quintine:

   Il punto di arrivo è imparare a calibrare il dosaggio del livello di shuffle, in modo da interiorizzarlo a sufficienza da poterlo poi integrare in quello che suoniamo come parametro modulabile a piacimento.
   Una volta giunti a questa padronanza saremo in grado di decidere la quantità di swing da inserire in ritmi e fill. Con risultati meravigliosi in termini di groove e feeling.
   Il livello di shuffle è infatti una componente essenziale della possibilità di caratterizzare in maniera unica un beat, così come qualunque altra cosa suoniamo.

   Sebbene i livelli di shuffle siano infiniti, e il gusto con cui possiamo dosarli sia del tutto personale, per partire con dei riferimenti concreti e applicabili studieremo questo parametro gestendolo su 5 dosaggi, che chiameremo Shuffle Levels e che denomineremo nel seguente modo in tutti gli esercizi.

   Per quanto riguarda l’interpretazione shuffle degli ottavi:

  • Ottavi dritti o normali: Feeling dritto.
  • Shuffle largo o ‘nel mezzo’: Feeling ‘nel mezzo’.
  • Shuffle giusto (esattamente a terzine di ottavi): Feeling shuffle.
  • Shufflestretto’ (la seconda nota cade sull’ultima nota di una griglia a sedicesimi): Feeling ‘stretto’.
  • Shuffle moltostretto’ (la seconda nota cade sull’ultima nota di una griglia a terzine di sedicesimi): Feeling molto ‘stretto’.

   Per quanto riguarda l’interpretazione shuffle dei sedicesimi:

  • Sedicesimi dritti o normali: Feeling dritto.
  • Shuffle largo o ‘nel mezzo’: Feeling ‘nel mezzo.’
  • Shuffle giusto (esattamente a terzine di sedicesimi): Feeling shuffle.
  • Shuffle ‘stretto’ (la seconda nota cade sull’ultima nota di una griglia a trentaduesimi): Feeling ‘stretto’.
  • Shuffle molto ‘stretto’ (la seconda nota cade sull’ultima nota di una griglia a terzine di trentaduesimi): Feeling molto ‘stretto’.

 

   Suonare lo shuffle a vari livelli non è una cosa scoperta di recente. Già negli anni ‘60 e ‘70 i batteristi Funk suonavano lo shuffle nel mezzo: batteristi come Zigaboo Modeliste, Clyde Stubblefield e Jabo Starks. 
   Nel Rock ad esempio John Bonham suonava sempre con quel feeling largo, mezzo swingato eppure mai esattamente sulla terzina.

   Nel Jazz già nel post-bop diversi batteristi si discostavano dallo shuffle della terzina giusta suonandolo più largo (Elvin Jones) o stringendolo verso l’ottavo puntato (Tony Williams).

   Oggi batteristi come Steve Jordan li usano in continuazione.

   Negli studi inclusi nel PDF affrontiamo i 5 livelli di shuffle descritti, sia sugli ottavi che sui sedicesimi, sia sul tamburo che in applicazioni ritmiche di base.
   Lo shuffle in versione ‘nel mezzo’ è suonato pensandolo largo e senza una suddivisione di fondo definita, cosa che reputo più musicale.

   Per chi invece volesse approfondire questa modalità nella versione sulla griglia a quintine citata prima rimando all’articolo ‘Quintine sulla Batteria – Grooves – Fills – Loops‘ che include video ed esercizi di approfondimento gratuiti.

   Chiuderemo con 8 esempi di beat da studiare, 2 per ogni livello, versione dritta esclusa.

   Puoi cliccare su ciascun esempio nel PDF per accedere alla sua dimostrazione, o guardare l’intero video di 11 minuti su YouTube cliccando QUI.

   Di seguito alcuni esempi tratti da dischi, che possiamo ascoltare per farci un’idea del modo in cui suona ogni soluzione, e anche provare ad accompagnare per interiorizzare il feel generato da ciascun livello:

  • Shuffle largo o ‘nel mezzo’ sugli ottavi: Save Your Love For Me (Jose James).
  • Shuffle largo o ‘nel mezzo’ sui sedicesimi: Free Your Dreams (Chantae Cann).
  • Shuffle giusto (esattamente a terzine di ottavi): Uprising (Muse).
  • Shuffle giusto (esattamente a terzine di sedicesimi: Sunday Morning (Maroon 5).
  • Shuffle ‘stretto’: What They Do (The Roots).
  • Shuffle molto ‘stretto’: The Root (D’Angelo).

   Come esercizio extra sarà utilissimo allenarci ad ascoltare musica e notare il livello di shuffle sottinteso, quando presente, cercando di identificarne la quantità.

   Assimilare questi concetti farà una differenza enorme nella profondità del nostro groove e nelle sfumature di timing che siamo in grado di padroneggiare. 

   Risorse correlate:
‘Groove Mastery & Formulas’ – Altitude Drumming – Volume 8
‘Theory & Concepts’ – Altitude Drumming – Volume 1


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