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   Prendiamo un semplice ritmo: Charleston in ottavi, Cassa sull’uno e sul tre, Rullante sul due e sul quattro. Un ritmo elementare e tipicamente tra i primi che si imparano.

   Ora immaginiamo di avere una groove station con delle manopole che ci permettono di controllare e dosare a piacimento elementi abbastanza tipici come la velocità o il volume, e anche cose un po’ più inusuali come la pronuncia del Charleston, il livello di shuffle, il posizionamento sul beat.

   Improvvisamente la possibilità di gestire tali sfumature, in tal numero, e di combinarle tra loro, rende fresco, ‘nuovo’ e infinitamente plasmabile questo ritmo di base.

   Letteralmente, smanettando sulle manopole e regolando ogni parametro, sentiremo cose estremamente interessanti che mai avremmo sospettato un tale semplice beat potesse generare.

   E’ esattamente ciò che desideriamo approfondire in questa lezione: sperimentare con queste variabili e imparare a includerle nei nostri groove.
   Ecco un elenco dei parametri che possono essere impiegati:

– Le suddivisioni.
– La velocità.
– Le dinamiche.
– Le orchestrazioni.
– I livelli di shuffle.
– Le pronunce del piatto.
– I sistemi (ostinati).
Il posizionamento sul beat, avanti o indietro (ahead/behind).

   Come sempre è preferibile partire studiandoli singolarmente. Più a lungo lo avremo fatto, più facile sarà unire il tutto in infinite combinazioni.

   A quel punto saremo in grado di concepire, scegliere ed eseguire la soluzione più adatta a supportare efficacemente la musica che stiamo facendo.

   Parliamo di aspetti piuttosto avanzati del suonare la batteria: il Volume 8 di Altitude Drumming, ‘Groove Mastery & Formulas’ è dedicato interamente alla scoperta e allo studio di queste variabili, descritte e analizzate una per una.

   Qui vogliamo concentrarci su una versione alleggerita, per farci provare rapidamente le possibilità a disposizione e gli incredibili paesaggi sonori che ne scaturiscono, anche rimanendo su ritmiche elementari.

   Studieremo 12 varianti, che semplicemente mostrano un metodo, un approccio che potremo poi estendere a qualsiasi combinazione di nostra invenzione (e naturalmente a qualsiasi ritmo che non sia quello base mostrato qui).

   Ogni groove ha una descrizione che indica come i vari parametri vanno gestiti.

   Ecco il PDF con le trascrizioni:

   Per farsi un’idea di come suonano è importante guardare il video dimostrativo su YouTube, accessibile anche cliccando su ogni esempio nel booklet.

   Possiamo pensare queste combinazioni come delle Groove Formulas, in quanto si tratta di vere e proprie ricette dove ogni parametro è un ingrediente che può essere usato in diverse quantità. Vogliamo ottenere un certo feeling? Vogliamo dare un certo tiro a una canzone? Ci basterà applicare quella specifica formula.

   La sfida è che queste idee sembrano semplici ma non lo sono affatto. A dispetto di non essere appariscenti si tratta in realtà di alcune tra le cose più impegnative da suonare.

   Il risultato è che, anche se sfumature di questo tipo rientrano in ciò che gli altri musicisti apprezzano di più in un batterista, pochi di noi dedicano tempo a studiarle.

   Ora capiamo perché Steve Jordan, che sembra suonare sempre cose semplicissime mentre in realtà è strepitoso nel gestire queste dinamiche, è uno dei più grandi batteristi viventi.

   Risorse correlate:
‘Groove Mastery & Formulas’ – Altitude Drumming – Volume 8
‘Groove Workout & Tools’ – Altitude Drumming – Volume 7


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