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   Nel parlare di padronanza del groove e degli strumenti necessari per raggiungerla, uno degli argomenti chiave da affrontare sono le aperture dell’Hi-Hat.

   Si tratta di un argomento che non solo ci permette di migliorare la nostra coordinazione tecnica, ma anche di imparare a incorporare nel nostro stile il quarto arto, il piede sinistro, in maniera più efficace e musicale.

   Le aperture e chiusure del piatto sono inoltre un elemento fondamentale per la creazione di ritmiche originali e personali.

   Adoro il colore e lo spessore aggiunto da questo tipo di soluzioni, e allo stesso tempo trovo che i batteristi che le suonano con totale padronanza e indipendenza siano davvero pochi.

   Questo perché ogni volta che interviene il piede sinistro, viene aggiunto un ulteriore livello di difficoltà, ed è richiesto un grande controllo per fare in modo che questo elemento aggiuntivo non pregiudichi la regolarità di quello che stiamo suonando.

   Tuttavia, a dispetto di quanto sia importante suonare le aperture con una coordinazione impeccabile, la parte essenziale da tener presente è il suono del piatto, e come questo si amalgama con quello di Cassa e Rullante.

   Un’apertura deve suonare come un respiro, e il Charleston che si apre e si chiude deve ricordare un polmone che si espande e si contrae.

   Per questo il piede sinistro deve calibrare sapientemente il dosaggio della pressione in modo da aprire e chiudere i due piatti in maniera armoniosa.

   Inoltre, per un suono pieno e musicale è preferibile suonare il piatto con la spalla della bacchetta, in modo da avere più energia e quindi generare un’apertura più convinta e dinamicamente bilanciata al resto del kit.

   Come sempre però sperimentiamo con tutti i livelli dinamici, così come spiegato nell’articolo ‘Controllo Delle Dinamiche‘.

   Un’altra componente che entra in gioco è quella della durata dell’apertura.

   L’apertura dell’Hi-Hat va pensata come una nota di un certo valore. Cosa che sulla batteria non siamo abituati a fare, in quanto la quasi totalità dei suoni che produciamo ha un attacco immediato e una durata brevissima.

   In altre parole non siamo abituati a controllare sia l’inizio che la fine di ogni nota, così come fa la maggior parte dei musicisti.

   Per questa ragione dobbiamo prestare molta attenzione non solo ad aprire il piatto nel punto giusto, ma anche a chiuderlo esattamente alla fine dell’apertura.

   Questo richiede che il piede sinistro sia ‘scollegato’ dagli altri arti e possa agire in maniera indipendente. E uno dei modi di sviluppare questa indipendenza è proprio quello di studiare queste pagine curando ogni aspetto.

   Troveremo infatti diversi casi in cui sia l’apertura che la chiusura avvengono in posizioni inusuali, inaspettate e non in linea con le note di Cassa e Rullante. Apposta per sbloccare il controllo che cerchiamo.

   Un altro dettaglio importante da tenere in considerazione è come suonare le note di piatto intermedie tra l’inizio e la fine dell’apertura.

   Se ad esempio abbiamo un’apertura della durata di un quarto, mentre suoniamo un tempo a ottavi, ci sarà una nota intermedia suonata con la mano destra, mentre i piatti sono aperti.

   Potremmo anche fermare la mano di accompagnamento, ma questo rischierebbe di pregiudicare il groove e la continuità, cosa che sappiamo essere prioritaria.

   Per questo motivo la maggior parte dei batteristi preferisce proseguire a suonare, e questo è possibile con due approcci diversi, che hanno un suono e applicazioni differenti:

  • Possiamo suonarle pianissimo, facendo quindi sviluppare il suono pieno dell’apertura, con l’effetto che le note intermedie sono inudibili (e quindi questo è il caso in cui potremmo anche non suonarle, ma come detto mantenere il movimento è utile per la regolarità di groove e timing).
  • Possiamo suonarle normalmente, allo stesso volume delle altre note di Charleston, e quindi far sentire, nel mezzo dell’apertura, ciascuna nota aggiuntiva suonata con le mani.

   E’ una tecnica meno usata, che vale la pena esplorare per quando si presentino la situazione o l’arrangiamento a nostro avviso adatti a questo tipo di sonorità più aggressiva.

   Riepilogando quindi, studiando le aperture del Charleston è necessario curarne:

  • La precisione (coordinazione/indipendenza).
  • Il suono.
  • La durata.

   In questi studi troveremo esercizi di livello avanzato che ci permettono di imparare esattamente come fare.

   Affronteremo aperture:

  • In battere.
  • In levare.
  • Di durata variabile tra un sedicesimo e due quarti.
  • In ritmi a ottavi, sedicesimi, terzine e shuffle.

   Ecco il PDF gratuito con le trascrizioni:

   Per farsi un’idea di come suona ogni apertura è importante dare un’occhiata al video dimostrativo, accessibile anche cliccando su ogni esempio nel booklet.

   I 47 esercizi proposti sono tutti basati su un semplice ritmo con Cassa su uno e tre, e Rullante su due e quattro. Possiamo considerarli un punto di partenza utile per mettere a fuoco la componente Hi-Hat.

   Successivamente potremo sperimentare con ritmi diversi, gradualmente più avanzati, fino a che saremo in grado di improvvisare liberamente qualsiasi apertura di Hi-Hat senza che questa destabilizzi ciò che stiamo suonando.

   Risorse correlate:
Abbellimenti del Charleston – 20 Hi-Hat Grooves di Livello Avanzato
‘Groove Workout & Tools’ – Altitude Drumming – Volume 7
‘Coordination & Independence’ – Altitude Drumming – Volume 4


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